Secondo i dati della Federal Election Commission, oltre 140 aziende o individui hanno donato almeno un milione di dollari. I tre maggiori donatori. Un confine sempre più sottile tra politica e interessi privati
L’inaugurazione del secondo mandato presidenziale di Donald Trump, lo scorso 20 gennaio, ha battuto ogni record di finanziamento nella storia americana: ben 239 milioni di dollari raccolti, più del doppio rispetto al precedente primato, anch’esso detenuto da Trump di 107 milioni nel 2017. A rivelarlo è una comunicazione depositata presso la Federal Election Commission (Fec).
Secondo i dati ufficiali, oltre 140 individui o aziende hanno donato almeno un milione di dollari ciascuno. Tra questi, nomi di spicco della finanza e della tecnologia: JPMorgan Chase, Delta Air Lines, Target, Amazon, Meta, e alcuni investitori legati a Elon Musk, come John Hering, Ken Howery e Keith Rabois. Musk, attuale consigliere presidenziale, non ha però contribuito direttamente, né a titolo personale né attraverso le sue aziende.
Il contributo maggiore, pari a 5 milioni di dollari, proviene dalla società avicola Pilgrim’s. Seguono Ripple Inc., azienda del settore criptovalute, con poco meno, e Warren Stephens, donatore repubblicano e nominato da Trump ambasciatore britannico lo stesso giorno, li 2 dicembre 2024, in cui ha versato 4 milioni di dollari. Questi finanziamenti rivelano l’interesse delle grandi imprese a consolidare il legame con un leader che gestisce la politica come una trattativa.
Cifra record
Per confronto, George W. Bush raccolse nel 2001 circa 30 milioni di dollari (oggi sarebbero circa 55 milioni), mentre Joe Biden ne raccolse 62 milioni nel 2021 (equivalenti a 76 milioni odierni), in un evento ridimensionato a causa della pandemia. La somma accumulata dalle due inaugurazioni di Trump ammonta così a 346 milioni di dollari, più di quanto raccolto da tutti gli altri presidenti insieme dal 1973, calcola il New York Times.
La cifra supera di gran lunga le reali esigenze logistiche e organizzative, e molte donazioni sembrano avere più una funzione simbolica o strategica che pratica: alcuni donatori milionari non hanno neanche ottenuto accesso agli eventi principali, già pieni, rileva Politico.
Secondo le normative Fec, i comitati inaugurali devono rendere noti nomi e importi dei donatori sopra i 200 dollari, ma non sono obbligati a dichiarare come i fondi vengano spesi. Finora, il comitato Trump-Vance non ha pubblicato dettagli in merito. Tuttavia, fonti vicine al team presidenziale sostengono che l’avanzo sarà destinato alla realizzazione della biblioteca presidenziale di Trump e ad altre iniziative collegate all’ex presidente.
L’organizzazione ha emesso circa 6 milioni di dollari in rimborsi, incluso un assegno da 50.000 dollari della Miss Universe Organization, un tempo di proprietà di Trump.
Le critiche sulla trasparenza
Organizzazioni per la trasparenza e «watchdog» del finanziamento politico hanno sollevato dubbi sull’influenza che tali donazioni potrebbero avere sulle decisioni della nuova amministrazione. Secondo Public Citizen, «questo tipo di contributi mina la fiducia pubblica e rafforza la percezione di un accesso privilegiato per pochi».
Con un ritorno alla Casa Bianca segnato da eventi sfarzosi e finanziamenti record, la presidenza Trump si appresta ad affrontare non solo sfide politiche e istituzionali, ma anche interrogativi etici sul confine sempre più labile tra potere pubblico e interessi privati. Ma questa è l’America targata Trump.
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