Xylella, “Persi quasi 600 mila giorni di lavoro agricolo in 9 anni. Danno da 40milioni di euro”


LECCE – Il bilancio sociale ed economico dell’emergenza Xylella è sempre più drammatico. Tra il 2016 e il 2024, nel solo Salento, sono andate perdute quasi 600 mila giornate di lavoro agricolo, con un danno complessivo stimato in circa 40 milioni di euro in retribuzioni non corrisposte.

A lanciare l’allarme è Pietro Buongiorno, segretario generale della Uila Puglia, che torna sul tema dopo la recente scoperta di nuovi alberi infetti nella zona di Minervino Murge, in provincia di Barletta-Andria-Trani.

“Non è solo il paesaggio a subire le conseguenze della batteriosi, ma anche l’economia agricola e soprattutto il lavoro dipendente, spesso dimenticato”, denuncia Buongiorno, che chiede interventi urgenti per evitare ulteriori ricadute occupazionali nei territori colpiti.

Il sindacalista evidenzia come il settore sia sempre più esposto alle fitopatie, alla siccità e ai fenomeni climatici estremi, con la Xylella che, da oltre 10 anni, rappresenta una piaga persistente per l’agricoltura pugliese. Alla luce della diffusione di nuove sottospecie del batterio, la Uila invoca un cambio di passo nelle strategie di contenimento, puntando su buone pratiche agricole e una maggiore attenzione anche verso i lavoratori agricoli.

Finora – spiega – le imprese hanno ricevuto aiuti nazionali importanti, dai Contratti di Distretto del Cibo attivati nel 2020, alle risorse del Piano di Rigenerazione e del Fondo di Coesione. Ma il mondo del lavoro subordinato è rimasto ai margini di queste misure”.

Per questo la Uila chiede l’attivazione di fondi dedicati ai lavoratori agricoli, e soprattutto una profonda riforma della normativa sulle calamità naturali e fitosanitarie. Secondo il sindacato, le leggi attuali non riconoscono come calamità molti eventi che impattano duramente sul reddito e sull’occupazione, come le epidemie (Covid-19), la diffusione della Xylella, o patologie che colpiscono il bestiame.

Tra le proposte avanzate c’è anche la possibilità per i lavoratori agricoli di accedere direttamente al cosiddetto “trascinamento” delle giornate dell’anno precedente in caso di calamità, diritto che oggi può essere attivato solo dal datore di lavoro, con tutte le limitazioni che ne derivano.

“Difendere l’agricoltura significa anche garantire condizioni dignitose a chi lavora nei campi – conclude Buongiorno –. Il comparto ha bisogno di tutele, continuità e retribuzioni adeguate per tornare attrattivo e sostenibile nel lungo periodo”.

La richiesta del sindacato è chiara: non basta finanziare la ricostruzione produttiva, serve anche proteggere le persone che ne sono il cuore pulsante.





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