«Le crisi sono sempre un’occasione», ha dichiarato la presidente del Consiglio Giorgia Meloni incontrando nei giorni scorsi, a Palazzo Chigi, i rappresentanti delle principali categorie produttive italiane. L’incontro, organizzato per gruppi omogenei, è stato l’occasione per proporre un “nuovo patto” tra governo, imprese e sindacati con l’obiettivo di affrontare con unità e visione strategica la fase di incertezza economica che l’Italia e l’Europa stanno attraversando.
«Serve un fronte comune per rafforzare produttività e competitività del sistema economico nazionale», ha sottolineato la premier.
25 miliardi per imprese e lavoro: il piano di Meloni
Le imprese chiedono certezze e soprattutto numeri. E la premier risponde con un piano articolato da 25 miliardi di euro, recuperabili attraverso una rimodulazione delle risorse europee. I fondi provengono da tre principali canali:
- 14 miliardi dal Pnrr, da riorientare verso misure per l’occupazione e la produttività;
- 11 miliardi derivanti dalla riprogrammazione dei Fondi di coesione, da destinare ai settori e ai territori più esposti;
- 7 miliardi dal Piano sociale per il Clima dell’UE, mirati alla riduzione dei costi energetici per imprese e famiglie.
Queste risorse, precisa la premier, sono disponibili ma la loro effettiva mobilitazione dipenderà dall’approvazione della Commissione europea. Da qui l’importanza del secondo fronte aperto: l’Europa e la sua risposta alle sfide della competitività globale.
L’Europa deve cambiare rotta: Green Deal, aiuti di Stato e regole da superare
Secondo Meloni, l’attuale crisi rappresenta anche un banco di prova per l’Unione Europea. Il messaggio è chiaro: le rigidità normative, soprattutto in materia ambientale e sugli aiuti di Stato, vanno riviste.
«Se l’Europa pensa di superare questa fase continuando a iper-regolamentare tutto, non sopravviverà», ha avvertito la presidente del Consiglio, sottolineando come molte norme siano di fatto “dazi autoimposti” che penalizzano le imprese europee.
Nel mirino non solo il Green Deal, considerato «ideologico e insostenibile», ma anche le regole sugli aiuti di Stato, che oggi impediscono agli Stati membri di intervenire in maniera efficace a sostegno delle proprie economie.
Meloni propone l’introduzione di un regime transitorio che consenta deroghe temporanee alle attuali restrizioni. Il vicepremier Antonio Tajani, intervenuto sul punto, ha aperto alla possibilità di rivedere il Patto di stabilità in caso di emergenze, pur senza avanzare per ora proposte formali.
Dazi USA: l’Italia guida la linea del dialogo, non dell’escalation
Altro tema centrale: l’impatto dei dazi statunitensi sull’export italiano. Meloni ha ridimensionato l’allarme, parlando di una minaccia seria ma limitata a «una porzione dell’export», e ha invitato a non cedere al panico, giudicato più pericoloso dei dazi stessi.
Tuttavia, il governo italiano non ignora i rischi indiretti: dalla ricaduta sulla produzione tedesca, strettamente collegata a quella italiana, alla potenziale invasione del mercato europeo da parte della Cina, tagliata fuori dagli Stati Uniti.
Meloni ha ribadito che la priorità è evitare un’escalation e promuovere una trattativa costruttiva con Washington. L’approccio italiano si distingue così da quello più aggressivo di Francia e Germania: mentre Emmanuel Macron parla di “costringere Trump a fare marcia indietro”, Meloni e Tajani puntano a un accordo “zero per zero”: eliminazione reciproca dei dazi sui prodotti industriali.
«Siamo per una posizione non escalatoria. Se l’UE avesse scelto il confronto duro, l’Italia non l’avrebbe appoggiata», ha dichiarato Meloni, lasciando intendere un ruolo da mediatore nella partita geopolitica transatlantica.
Missione Washington
Toccherà proprio a Meloni il compito di portare questa linea a Washington, dove sarà in missione il prossimo 17 aprile. In quell’occasione, si presenterà non solo come leader italiana, ma come rappresentante di una parte d’Europa favorevole al dialogo, con l’intento di facilitare i negoziati guidati dalla Commissione Europea.
La trattativa, se partirà, non sarà semplice. Gli Stati Uniti potrebbero richiedere in cambio l’acquisto di beni americani, soprattutto armi e gas liquido. Ma per il governo italiano, l’importante è avviare il dialogo: in caso contrario, si rischia il ritorno allo scontro frontale, con il “bazooka” evocato da Macron pronto a fare la sua comparsa.
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