CRISI INDUSTRIALE – GENTILE (CNA): PER SALVARE POSTI DI LAVORO NON SI PUO’ PRESCINDERE DALLE IMPRESE LOCALI. IL MINISTRO CI ASCOLTI


La presenza a Brindisi del Ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso ha riportato le attenzioni generali sulla crisi che sta vivendo il comparto industriale brindisino che trae origine dalla chiusura della centrale Enel di Cerano e dalla dismissione dell’impianto cracking nel Petrolchimico.
Purtroppo, però, le cronache ci restituiscono una immagine frazionata e confusionaria che coinvolge altri esponenti del Governo.
E’ accaduto, infatti, che proprio mentre il Ministro Urso a Brindisi scartava la possibilità di spostare il phase-out della centrale di Cerano dal 2025 al 2030, il suo collega di Governo Salvini sosteneva la tesi del rinvio al 2030 sulla base di quanto affermato dall’Ad di Enel Cattaneo e dall’AD di Eni DeSCALZI, sui rischi derivanti dal dover rinunciare ad impianti di produzione energetica alimentati a carbone che potrebbero salvare il Paese da situazioni di grave crisi di approvvigionamento energetico.
Abbiamo percepito, inoltre, la sensazione che per il Ministro Urso vada tutto bene e che qui a Brindisi non si avvertirebbe nessun problema riveniente dalla chiusura della centrale. Probabilmente gli sfugge che l’indotto di Cerano è già stato colpito duramente e che decine di aziende hanno già chiuso i battenti, con la conseguente perdita di centinaia di posti di lavoro.
Un atteggiamento ottimistico – quello del Ministro Urso – riferito anche alla chiusura del cracking del Petrolchimico e che scaturirebbe dal fatto che dal territorio – e in particolare dalle imprese – non sarebbe giunto alcun grido di allarme.
Il Ministro forse dimentica che proprio le associazioni datoriali rappresentanti l’intero indotto non sono mai state invitate ad un tavolo di Governo e che non basta affermare genericamente che saranno tutelati lavoratori diretti e dell’indotto se poi le imprese per cui lavorano non vengono ascoltate.
Al momento, pertanto, di certo abbiamo che il cracking ha cessato la sua attività lo scorso 31 marzo e che la centrale di Cerano chiuderà a fine anno, mentre per avere qualche dato sugli investimenti alternativi dell’Eni bisognerà aspettare marzo del 2026 quando sarà presentato l’investimento. E da quel momento dovrà partire l’iter autorizzativo.
E’ evidente che, in un clima di tale incertezza e senza poter dire come la pensano le aziende nei tavoli istituzionali, diventa difficile guardare al futuro con un minimo di ottimismo. Certo, aver avuto la possibilità di disporre di un tavolo ministeriale sulla decarbonizzazione grazie, come è noto, all’iniziativa parlamentare dell’on. D’Attis, consente di aprire le porte a nuovi investimenti, ma la partita della centrale di Cerano, così come il futuro del Petrolchimico, meritano risposte certe e definitive per evitare di continuare a vivere alla giornata, con gravi ripercussioni per le imprese locali e per centinaia di lavoratori.

 

Franco Gentile – Presidente CNA Brindisi


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