di Giovanna Ferrara, Presidente Unimpresa
L’economia italiana sta vivendo una fase di consolidamento e miglioramento, come confermato ieri dall’agenzia di rating Standard & Poor’s (S&P), che ha rivisto al rialzo il giudizio sul debito pubblico italiano, portandolo a BBB+ con outlook stabile. Tutto questo rappresenta un segnale di fiducia verso la traiettoria positiva dei fondamentali economici del nostro Paese, che si distinguono anche nel confronto con altre economie dell’Unione Europea. Ma quali sono i fattori che stanno guidando questa ripresa e perché l’Italia appare sempre più credibile agli occhi degli investitori internazionali?
L’aggiornamento del rating a BBB+ da parte di S&P trae fondamento da una valutazione positiva delle politiche economiche adottate dal governo italiano. L’agenzia ha sottolineato la diversificazione dell’economia italiana, i solidi margini di risparmio del settore privato e il ruolo cruciale dell’appartenenza all’Unione Europea, che garantisce un quadro di stabilità macroeconomica. Inoltre, S&P ha evidenziato i progressi nella gestione dei conti pubblici, con una riduzione significativa del deficit pubblico, passato dal 7,2% del PIL nel 2023 a un previsto 3,4% nel 2025, secondo le stime della Commissione Europea. Questi numeri dimostrano un impegno concreto verso la sostenibilità fiscale, un aspetto fondamentale per mantenere la fiducia dei mercati.
Il Ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, ha accolto con soddisfazione il giudizio di S&P, definendolo un “premio alla serietà del governo”. Non si tratta di un riconoscimento isolato: già nell’ottobre 2024, Fitch aveva rivisto l’outlook sull’Italia a “positivo”, citando il miglioramento delle performance fiscali e l’aderenza alle regole di bilancio dell’UE. Segnali convergenti che indicano come l’Italia stia seguendo un percorso virtuoso, capace di attrarre investimenti e consolidare la propria credibilità internazionale. I fondamentali economici italiani mostrano segnali incoraggianti. Secondo le previsioni della Commissione Europea, il PIL italiano crescerà dello 0,7% nel 2024, per poi accelerare all’1% nel 2025 e all’1,2% nel 2026, trainato da consumi interni in ripresa e da investimenti legati al Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR). Sebbene la crescita italiana sia moderata rispetto a quella di alcuni partner europei, come la Spagna (+2,1% previsto per il 2025), si distingue per la sua stabilità in un contesto globale incerto, segnato da tensioni geopolitiche e rischi di rallentamento economico.
Sul fronte dell’occupazione, i dati sono altrettanto positivi. Il tasso di disoccupazione è sceso al 6,2% nel 2024, il livello più basso degli ultimi anni, e si prevede che continui a migliorare grazie alla creazione di nuovi posti di lavoro, specialmente nei settori dei servizi e dell’industria: l’Italia è in una situazione migliore rispetto alla media dell’area euro, dove la disoccupazione si attesta intorno al 6,5%. L’inflazione, altro indicatore cruciale, è sotto controllo. Dopo i picchi registrati nel 2022-2023 a causa della crisi energetica, l’inflazione italiana è scesa all’1,1% nel 2024 e si prevede che si stabilizzi intorno all’1,9% nel 2025, ben al di sotto del target del 2% della Banca Centrale Europea. Ciò appare particolarmente significativo se confrontato con Paesi come la Germania, dove l’inflazione potrebbe rimanere più volatile a causa della dipendenza dalle importazioni energetiche.
Nel panorama europeo, l’Italia si distingue per il suo impegno nel ridurre il deficit e nel rispettare le regole fiscali dell’UE. A differenza della Francia, che prevede un ritorno al di sotto del limite del 3% di deficit solo nel 2029, l’Italia punta a raggiungere questo obiettivo già nel 2026, con un deficit stimato al 2,9% del PIL. Inoltre, la gestione prudente delle finanze pubbliche ha permesso di contenere l’aumento del debito pubblico, che, sebbene elevato (circa 137,8% del PIL nel 2026), è considerato sostenibile grazie alla credibilità delle politiche economiche e al supporto del quadro europeo.
L’Italia beneficia anche di una posizione competitiva nel commercio internazionale. Con esportazioni che superano i 650 miliardi di dollari nel 2024, il nostro Paese rimane l’ottavo esportatore mondiale, con una bilancia commerciale solida, soprattutto nei settori del manifatturiero, della moda e dell’agroalimentare. Tali risultati si confrontano favorevolmente con quelli di altre economie europee, come la Francia, che presenta un deficit commerciale più marcato. Nonostante i progressi, l’Italia deve affrontare alcune sfide per mantenere questa traiettoria positiva. La crescita economica rimane modesta rispetto alle potenzialità del Paese, e il debito pubblico richiede un’attenzione costante. Il successo del PNRR sarà cruciale per stimolare gli investimenti in infrastrutture, digitalizzazione e transizione ecologica, settori che possono dare un impulso decisivo alla produttività. Inoltre, il governo dovrà continuare a implementare riforme strutturali per migliorare la competitività e attrarre capitali esteri.
Il giudizio positivo di Standard & Poor’s non è solo un riconoscimento formale, ma un segnale che l’Italia sta imboccando la strada giusta. I fondamentali economici migliorano, il confronto con l’Europa è incoraggiante e la fiducia degli investitori cresce. Come ha sottolineato S&P, la diversificazione dell’economia e l’appartenenza all’UE sono punti di forza che, combinati con politiche responsabili, possono portare l’Italia a giocare un ruolo sempre più centrale nello scenario economico globale. Il futuro presenta sfide, ma il presente ci dice che il nostro Paese ha le carte in regola per affrontarle con successo.
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