(Shutterstock).
La fonte più recente di informazioni, pubblicata lo scorso gennaio, è il Rapporto Sport 2024, realizzato dall’ICSC e da Sport e Salute S.p.A., d’intesa con il Ministro per lo Sport e i Giovani.
Pur riportando dati relativi, necessariamente, agli anni precedenti, le valutazioni che vengono fatte sono indicative della situazione attuale dell’impiantistica sportiva in Italia, considerato anche il particolare punto di visuale dell’ICSC che può analizzarne l’andamento in base alla domanda di investimenti propria dell’attività istituzionale.
Il Rapporto Sport si inserisce nell’ambito delle iniziative avviate da ICSC e Sport e Salute volte a soddisfare la crescente domanda di statistiche ufficiali sul settore sportivo; fra queste la firma, nel mese di gennaio 2024, della convenzione con Istat per l’implementazione di un Conto Satellite dello Sport, finalizzata alla definizione di una metodologia comune che renda comparabile i dati dello Sport tra i Paesi europei.
Riprendiamo anche alcuni contenuti dal “Quaderno ISCS n. 3/2024 – Nota di Finanza” dedicato a “Investimenti in infrastrutture sportive”, che fa particolare riferimento alla dinamica degli investimenti e finanziamenti sulle infrastrutture di media e grande dimensione, e che in parte è servito di supporto al Rapporto 2024.
Il Quaderno si propone di analizzare il mercato degli investimenti e dei finanziamenti in infrastrutture sportive nel periodo 2019-2023, dedicando un approfondimento specifico al tema dell’ammodernamento degli impianti di media e grandi dimensione, sempre più centrali per attivare processi di rigenerazione urbana e consentire alle nostre città di divenire poli attrattori di grandi eventi, sportivi e culturali.
Quanto segue è estratto principalmente dell’Executive Summary delle pubblicazioni citate.
Il PIL dello Sport
Il contributo dello Sport al Valore Aggiunto italiano è stato nel 2022 di circa 24,7 mld €, in forte aumento rispetto all’anno precedente (+12,6%), superiore al livello del contributo pre-pandemico. Nel 2022 è aumentato il valore aggiunto di tutte e tre le componenti in cui si articola il settore dello Sport secondo la definizione di Vilnius (*). L’incremento risulta in misura nettamente maggiore per la componente “core” delle attività sportive, +23,1% e del +8,7% per le “attività connesse in senso lato”.
Complessivamente il settore sportivo garantisce un contributo al PIL nazionale pari a circa l’1,38%.
Al pari del Valore Aggiunto, anche i livelli occupazionali del settore dello Sport registrano un incremento nel 2022 del 2,5% rispetto all’anno precedente, passando da 402 a 412 migliaia di unità.
Nel 2022 i settori dei “servizi di istruzione” e delle “attività sportive” sono ancora al primo posto nel contributo al valore aggiunto dello Sport da parte delle branche di attività economica. Seguono, in graduatoria, i servizi di trasporto via terra e logistici, i servizi di alloggio e ristorazione e le attività creative, artistiche, culturali e d’intrattenimento.
Quanto al settore privato, le imprese che svolgono “attività di club sportivi” forniscono il principale contributo al valore aggiunto della branca, pari a 1,9 mld €, che rappresenta il 56,3% del totale della branca. Tali imprese sono caratterizzate da rilevanti investimenti, complessivamente pari a 104 mln €, e da valori elevati della produttività. Tuttavia, gli investimenti sono l’unico indicatore economico dell’intera branca in arretramento, nel 2022, rispetto all’anno precedente (-52,4%), imputabile esclusivamente al calo degli investimenti delle palestre.
Dinamica degli investimenti e dei finanziamenti in impiantistica sportiva
Fonte: ICSC su dati interni
Dallo scoppio della pandemia ad oggi il mondo dello Sport ha dovuto adattarsi a molteplici crisi che hanno inevitabilmente condizionato le decisioni di investimento. Le chiusure forzate imposte durante l’emergenza sanitaria, il forte incremento dei costi energetici e delle materie prime, le pressioni inflative e il rialzo dei tassi di interesse hanno indotto gli operatori a indirizzare le risorse su progetti di piccola taglia, in prevalenza per esigenze di manutenzione ordinaria, posticipando la programmazione degli interventi di maggiore entità.
In un quadro congiunturale estremamente instabile dominato da continui shock esogeni, lo Sport ha comunque dimostrato una straordinaria capacità di reazione, grazie soprattutto al dinamismo degli Enti Locali, proprietari del 70% degli impianti presenti sul territorio nazionale. Gli investimenti pubblici in infrastrutture sportive, dopo l’inevitabile contraccolpo della pandemia, sono tornati a crescere, evidenziando un ritmo superiore rispetto agli investimenti in altre opere pubbliche e alimentando la domanda di prestiti a medio e lungo termine. Nel periodo 2019-2023 i Comuni hanno destinato agli impianti sportivi il 22% dei finanziamenti contratti per le spese in conto capitale: oltre 1,3 Mld€ di investimenti contro 1,6 Mld€ allocati su progetti nel settore dei trasporti e 900 Mld€ assegnati a programmi di edilizia sociale.
Il 2023 ha, però, segnato un punto di svolta, con lo Sport che ha attivato quasi 1 mld € di progetti, registrando una crescita a doppia cifra (+69% rispetto al 2021) superiore a quella sperimentata da altri rilevanti segmenti infrastrutturali quali trasporti (+44%) ed edilizia scolastica (+42%). L’impiantistica sportiva è arrivata a rappresentare il 6,3% del valore totale degli investimenti fissi lordi realizzati dai Comuni, grazie alla spinta esercitata dalle risorse PNRR e dalle soluzioni di finanza agevolata fornite da ICSC S.p.A.
(in milioni di €)
Fonte: ICSC su dati Istat – conti aggregati economici delle Pubbliche Amministrazioni
La ripresa del ritmo degli investimenti è proseguita nel primo semestre del 2024 con tassi di crescita a doppia cifra del numero di progetti avviati (+35% rispetto al primo semestre 2023) che, però, si mantiene ancora al di sotto dei livelli del 2019.
L’andamento positivo degli investimenti in infrastrutture sportive è trainato dai Comuni del Nord e riguarda in prevalenza iniziative di piccola dimensione (sotto i 500 mila €). Le Regioni settentrionali hanno attivato più di 1.100 progetti tra il 2019 e il 2023, pari al 44% degli interventi di riqualificazione e sviluppo complessivamente realizzati in Italia. Il Meridione continua a evidenziare un ridotto tasso di investimento, pur in presenza di una dotazione impiantistica inferiore alla media nazionale e una più alta quota di strutture sportive non funzionanti.
(percentuale sul numero totale di progetti finanziati da ICSC dal 2019 al 2023)
Fonte: ICSC SpA
Infrastrutture sportive di media e grande dimensione
In Italia i progetti infrastrutturali di grande dimensione assorbono solo l’1% circa dei finanziamenti erogati al settore sportivo. Il basso tasso di investimento si riflette sullo stato del parco impianti che resta caratterizzato da un elevato grado di obsolescenza. Le carenze infrastrutturali si ripercuotono sui costi di manutenzione, sul livello di sicurezza e di utilizzo degli impianti. Le esperienze internazionali evidenziano come l’investimento in una infrastruttura moderna produce importanti impatti a livello economico: i 20 principali nuovi stadi costruiti in Europa negli ultimi 15 anni hanno generato, nel primo anno di attività, un incremento medio di circa il 53% dell’affluenza e di quasi il 104% dei ricavi da gare. Polonia e Turchia, che hanno realizzato più di 30 nuovi stadi tra il 2007 e il 2022, hanno sperimentato un significativo aumento del numero di spettatori (rispettivamente +135% e +70%).
L’incapacità del parco impiantistico italiano di stare al passo con l’evoluzione della progettazione architettonica, sempre più orientata a massimizzare l’esperienza dell’utente e l’efficienza operativa, determina una minore competitività del sistema sportivo e una perdita di opportunità di generazione di nuove entrate. Nel settore calcistico i principali club europei sono riusciti a incrementare i flussi di ricavo facendo leva su un utilizzo più efficace degli impianti anche nei giorni non di partita. L’Italia, invece, a causa del gap infrastrutturale, non coglie occasioni preziose di sviluppo in un momento in cui l’elevata domanda di sport dal vivo e di altre forme di entertainment sta orientando le previsioni verso una crescita più promettente per i ricavi commerciali e da matchday. Nella stagione 2022/2023 i proventi da stadio dei club di serie A si sono attestati sui 400 Mln€, meno della metà delle entrate incassate dalle squadre della Premier League e inferiore di 100 Mln€ rispetto ai ricavi realizzati dalla Bundesliga tedesca e dalla LaLiga spagnola.
Nei prossimi anni si attende una crescente focalizzazione delle società sportive sulla valorizzazione dei ricavi da stadio, che sarà accompagnata da nuove ondate di sviluppi infrastrutturali finanziate attraverso un ricorso più spinto agli investitori finanziari (prevalentemente fondi di Private Equity). Il sistema sportivo italiano ha, dunque, bisogno di ripensare secondo una logica nuova gli investimenti in impiantistica sportiva, superando i vincoli che frenano l’avvio di un processo di ammodernamento infrastrutturale necessario per innescare virtuosi processi di rigenerazione urbana e di attrazione di grandi eventi. Gli stadi non sono più solo luoghi dedicati allo Sport, ma spazi polivalenti integrati nel tessuto urbano, in grado di divenire catalizzatori di trasformazione sociale ed economica, creando posti di lavoro, promuovendo il turismo e rivitalizzando i quartieri circostanti dal punto di vista delle infrastrutture, dei servizi e della sostenibilità ambientale.
Il principale elemento di criticità resta la copertura finanziaria, in ragione degli elevati costi di realizzazione delle opere, spesso poco sostenibili in assenza di contributi pubblici. Anche gli iter amministrativi rappresentano un fattore di rischio: nonostante gli interventi legislativi, tra progettazione, approvazione e controlli, bisogna aspettare in media 3-4 anni prima di avviare i lavori, esponendo i progetti al rischio di variazione dei costi rispetto al budget. In Italia il processo di finanziamento di grandi infrastrutture sportive si inserisce in una cornice caratterizzata dalla prevalenza di impianti di proprietà pubblica soggetti a vincoli della soprintendenza. Data la centralità dell’Ente Locale, occorre valutare l’opportunità di attuare interventi volti alla costruzione di schemi semplificati di PPP specifici per lo Sport, all’ulteriore semplificazione delle procedure amministrative e all’adozione di adeguati sistemi di valutazione di impatto per garantire l’efficace allocazione delle risorse pubbliche e massimizzare le ricadute per la collettività.
(*) Definizione di Vilnius
La definizione di “sport” cui si fa riferimento è quella elaborata dalla Commissione Europea nel Libro bianco sullo sport del 2007 e riguarda:
“qualsiasi forma di attività fisica che, attraverso una partecipazione organizzata o non, abbia per obiettivo l’espressione o il miglioramento della condizione fisica e psichica, lo sviluppo delle relazioni sociali o l’ottenimento di risultati in competizioni di tutti i livelli”.
La definizione economica dello sport nasce, invece, dalla necessità di mettere a punto un approccio comune europeo per calcolare il contributo diretto e indiretto alla crescita economica e all’occupazione dei settori legati allo sport; tale metodologia è stata condivisa con un accordo stipulato a Vilnius e approvato dall’UE nel 2007.
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