Sardegna in crisi demografica, le Acli: «Servono interventi strutturali urgenti»


La Sardegna continua a perdere popolazione, e l’allarme lanciato dalle Acli regionali non lascia spazio a dubbi.

I dati Istat aggiornati al primo gennaio 2025, che mostrano una continua discesa della popolazione, sono un campanello d’allarme per il futuro dell’Isola. In un anno, la Sardegna ha perso oltre 9 mila residenti, un decremento che, per dimensioni, corrisponde alla popolazione di un comune come Macomer.

Mauro Carta, presidente delle Acli Sardegna, denuncia il pericolo di un futuro sempre più incerto per l’Isola: «Tra il 2023 e il 2024, la Sardegna ha perso un comune come Dorgali. Quest’anno è il turno di Macomer, ma il vero problema non è solo la perdita di abitanti, è la perdita di giovani. Gli under 15 oggi sono meno del 10% della popolazione, l’ultima tra le regioni italiane. Solo vent’anni fa eravamo al tredicesimo posto».

La situazione, che si traduce in un calo preoccupante della popolazione giovane e attiva, sta portando a un invecchiamento progressivo dell’Isola. «Abbiamo un aumento dei residenti over 65, ma soprattutto un calo della popolazione in età lavorativa. Il sistema del welfare pubblico, che dipende dalla forza lavoro, rischia di non essere più sostenibile», aggiunge Carta. I dati Istat confermano questa tendenza: tra il 2024 e il 2025 la Sardegna ha visto una perdita di 9.114 residenti, un dato che si inserisce in un panorama più ampio, che dal 2016 ha visto un calo complessivo di 96.799 abitanti.

L’Acli inoltre denuncia con forza il fenomeno del lavoro povero, in particolare nei settori pubblici come sanità e servizi, che ha come risultato una continua emigrazione giovanile e un rinvio dell’idea di famiglia e di radicamento sul territorio. «Quando i salari sono troppo bassi, la gente non ha possibilità di costruire un futuro stabile. Si emigra o si rinvia la decisione di mettere su famiglia. Questo è il dramma che viviamo», afferma Carta.

Dunque per le Acli, la Sardegna ha bisogno di interventi strutturali urgenti e di medio-lungo periodo per fermare questo inesorabile declino.

«Serve una lotta senza quartiere al lavoro povero, con un occhio di riguardo agli appalti pubblici. Ma non solo: è fondamentale rafforzare la competitività della Sardegna attraverso l’innovazione tecnologica, puntando su settori come l’intelligenza artificiale e il progetto Einstein Telescope», sottolinea il presidente delle Acli.

Inoltre ritengono che sia necessario intervenire drasticamente sulla dispersione scolastica.

«Abbiamo bisogno di un sistema di formazione professionale stabile, che permetta ai giovani di avere opportunità concrete senza dover emigrare. Altrimenti, saremo sempre più lontani dall’Europa e dal resto dell’Italia», osserva Carta. «Formare professionisti locali o attrarre famiglie dall’estero per lavorare in questo ambito è un percorso che va costruito con attenzione», conclude il presidente delle Acli.

Se da un lato il saldo migratorio dall’estero rappresenta un piccolo segnale positivo (2.578 nuovi residenti), dall’altro la Sardegna resta ultima in Italia per percentuale di popolazione straniera, con un dato fermo al 3,55% rispetto al 9,20% della media nazionale. Le Acli, pur riconoscendo il contributo che l’immigrazione straniera può portare, avvertono che il fenomeno non è sufficiente a compensare la crisi demografica e la perdita di giovani sardi.

Mauro Carta lancia così un appello alle istituzioni: «La Sardegna non può più aspettare. Le politiche demografiche e sociali devono affrontare la realtà con urgenza, agendo ora per evitare che l’Isola diventi un territorio sempre più desolato, privo di giovani e con una forza lavoro sempre più esigua».

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