I sindacati attaccano Beko dopo il tavolo ministeriale, 1.284 esuberi dopo le trattative


Sindacati all’attacco contro Beko dopo il tavolo ministeriale presso il Mimit, che avrebbe dovuto avvicinare le posizioni dei rappresentanti dei lavoratori e della multinazionale turca. Ancora troppi gli esuberi secondo le sigle, che lamentano anche l’assenza di incentivi all’uscita dei lavoratori.

Beko ha acquisito gli stabilimenti di Whirlpool in tutta Europa e sta razionalizzando la produzione, integrandola con quella del colosso di cui fa parte la turca Arçelik. Questo però prevede una forte riduzione del personale e la chiusura di interi stabilimenti, alcuni dei quali in Italia.

Sindacati critici contro Beko: ancora troppi esuberi

Le organizzazioni sindacali hanno espresso tutto il loro disappunto con le proposte di riduzione degli esuberi di Beko in un comunicato, a seguito della conclusione del tavolo di confronto organizzato presso il Ministero delle Imprese e del Made in Italy:

“Nelle funzioni di staff e di ricerca la riduzione degli esuberi è insoddisfacente, passando da 678 a 500, di cui circa 270 in Lombardia, 210 a Fabriano e 20 sparsi negli altri siti. Nel complesso restano in Italia ben 1.284 esuberi, di cui 312 a Cassinetta, 64 a Melano, 80 a Comunanza, 40 a Carinaro e 288 a Siena, sito per cui è prevista la fine della produzione a fine anno e per cui ancora non c’è una soluzione alternativa. Non abbiamo ricevuto una risposta accettabile nemmeno sugli incentivi all’esodo” hanno sottolineato le sigle.

La questione dello stabilimento di Fabriano

Particolarmente preoccupante è la situazione dello stabilimento di Fabriano, che rischia di essere uno dei più colpiti in assoluto dalle decisioni della multinazionale: “Gli esiti dell’ultimo tavolo ministeriale sulla vertenza Beko sono deludenti e inaccettabili. Soprattutto per le Marche e per la città di Fabriano” ha commentato la sindaca del comune marchigiano Daniela Ghergo.

La prima cittadina ha anche ricordato che in tutte le Marche i licenziamenti arriveranno a 350 persone anche dopo le ultime trattative. Fabriano è il riferimento di tutta la regione per questo settore, e la sindaca ha ricordato al ministero che, per la sua cessione, era stato ipotizzato anche l’intervento del Golden Power, la legge che permette al Governo di bloccare una trattativa tra una società italiana e una straniera in caso la prima sia ritenuta strategica.

“A fronte di questa situazione, dobbiamo registrare un silenzio assordante da parte delle istituzioni regionali e nazionali che ingenera il dubbio che abbiano accettato i risultati devastanti del tavolo ministeriale. Noi ci aspettiamo, invece, una reazione e un’iniziativa in vista del prossimo incontro del 2 aprile, tese a salvaguardare i livelli occupazionali degli operai, degli impiegati e dei centri di ricerca e sviluppo, che rappresentano funzioni strategiche per il futuro del settore dell’elettrodomestico” ha ribadito la sindaca.

Lo stabilimento di Siena ancora senza una destinazione

L’altra questione problematica del disimpegno di Beko dall’Italia è lo stabilimento di Siena. Sulla decisione dell’azienda non c’è alcun dubbio: chiusura e nessuna possibilità di reimpiego all’interno della società per i 288 dipendenti, che avranno a disposizione, almeno in un primo momento, ampi ammortizzatori sociali.

L’impianto però rimane e le autorità locali e nazionali hanno promesso di cercare un nuovo acquirente, che salvaguardi l’occupazione e la capacità industriale dell’area. Al momento però, non è emersa nessuna soluzione attuabile in breve tempo.





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