Luca Barilla: «Investiti 600 milioni in 3 anni, imprese di famiglia decisive». Primi passi della quinta generazione


di
Alessandra Puato

I piani della multinazionale tra i 50 anni del Mulino Bianco e il nuovo patto di famiglia. Il vicepresidente: «La Borsa? Per ora non è un’opzione»

Da un lato i 50 anni del Mulino Bianco, dall’altro la quinta generazione che muove i primi passi in azienda, nel rispetto di un accordo strutturato da un patto di famiglia. Per il gruppo Barilla, che nel 2027 festeggerà i 150 anni di vita, il 2025 è l’anno della confluenza fra passato e futuro. Ai fratelli Guido (presidente), Luca e Paolo (vicepresidenti) ed Emanuela (membro del board) si stanno infatti affiancando con gradualità gli eredi. Alcuni di loro sono già entrati: senza ruoli di rilevanza, per ora, ma è un segnale di continuità per un gruppo che sulla famiglia continua a fare perno e che vede nel binomio marchio-lavoro (inteso come «saper fare», loro lo chiamano anche «made by Italians») la cifra della manifattura italiana.
«Nel dicembre 2024, noi fratelli e i nostri figli abbiamo rivisto il patto di famiglia firmato con nostro padre negli anni ’80 — dice Luca Barilla —. Lo abbiamo aggiornato adattandolo alle nuove necessità della famiglia che nel frattempo è cresciuta. All’epoca, nostro padre guardava al futuro con lucidità e quindi desiderava preparare noi figli per tempo. Disse: mi avete dimostrato di essere attenti, giudiziosi e di rispettare le regole aziendali, vi affido le deleghe. Quando nel 1993 ci trovammo senza di lui fu un trauma ma, con il supporto di ottimi manager, avevamo gli strumenti per continuare la sua opera». Il nuovo passaggio generazionale prevede, fra l’altro, un percorso di formazione all’interno dell’azienda, sia in Italia che nelle sedi estere, come in Francia, Germania, Usa. «I nostri figli sono consapevoli che nulla è scontato — dice Luca Barilla —. L’ingresso in azienda dipende soltanto da loro, dalla loro passione e dedizione».

Il capitale e Piazza Affari

Il capitale della Barilla fa capo per la maggioranza ai fratelli Guido, Luca, Paolo ed Emanuela. Granaria Sapa, l’accomandita di famiglia, controlla infatti al 100% Barilla Holding. Con circa 9 mila dipendenti e 30 siti produttivi, dei quali la metà in Italia, il gruppo stima di chiudere il 2024 con un giro d’affari di circa 4,9 miliardi di euro, in crescita a cambi costanti del 2% dal 2023. «Nel mondo, l’apprezzamento per la nostra pasta sale», dice il vicepresidente, che prevede un’ulteriore crescita quest’anno anche in forza delle ultime due acquisizioni, Back To Nature negli Usa e Pasta Evangelists nel Regno Unito. 
Sull’apertura del capitale la posizione è allineata a quella del padre Pietro, che dopo una parentesi di sette anni si ricomprò nel 1979 l’azienda dagli americani di W. R. Grace: famiglia al centro. «Per ora la Borsa non è un’opzione — dice Luca Barilla —. Ci piace gestire autonomamente l’azienda che ha sempre dimostrato di potere restare indipendente e continuare il cammino con mezzi propri. Va in questa direzione il piano quinquennale d’investimenti da un miliardo. Di questi, la metà in Italia».




















































L’America

Avviato nel 2022 con obiettivo al 2026, il piano d’investimenti risulta oggi attuato per 600 milioni, in gran parte nel Paese. Non a caso, molto nelle fabbriche, anche per la tecnologia proprietaria che riduce il rischio di copie. E nella ricerca: è di quest’anno il nuovo centro R&S da 20 milioni, a Parma.
L’accelerata è significativa in un momento in cui l’Italia delle imprese alimentari deve fronteggiare l’incognita dei dazi Usa, la coda dell’aumento delle materie prime e il calo del potere d’acquisto. Infatti, se l’Italia copre circa il 36% di ricavi di Barilla, l’Europa il 38% e la regione Asia-Pacifico il 2%, restano rilevanti gli Usa dove il gruppo realizza circa il 24% del fatturato e progetta di continuare lo sviluppo con la produzione locale. «Da anni abbiamo due fabbriche che lavorano bene, probabilmente le dovremo potenziare», dice Luca Barilla.

Il polo olandese

Anche se punta molto sui mercati internazionali, il gruppo ribadisce la scelta di mantenere le radici nel Paese. «Siamo e rimarremo un’azienda italiana — dice il vicepresidente —. In Italia nasce la nostra storia, qui abbiamo una famiglia di 4 mila persone che continuiamo a ingrandire».
Nel 2024 Barilla Holding ha aperto una società in Olanda: «un polo di sviluppo internazionale», sottolinea l’azienda, mentre restano in Italia funzioni strategiche e globali come l’intera catena di fornitura e il centro di ricerca e sviluppo. La sede olandese «è un hub interdisciplinare, multiculturale, una potente calamita per attrarre talenti internazionali e fare progetti — dice il vicepresidente—. Ad Amsterdam stiamo assumendo giovani, anche italiani, provenienti da vari Paesi. Siamo già una settantina ma non siamo ancora arrivati al numero necessario per completare i nostri piani».

Il paradigma Mulino Bianco

In questa cornice s’inquadrano il progressivo sviluppo e le celebrazioni per i 50 anni del Mulino Bianco, definito «love brand» e, in un certo senso, paradigma del gruppo come marchio centrato sulla famiglia. È marchio leader (dati Nielsen) in categorie come le fette biscottate, i pani morbidi, i biscotti.
«I valori del marchio oggi sono più che mai importanti e cerchiamo di proteggerli il più possibile — dice Luca Barilla —. Mulino Bianco non è solo prodotti da forno, è anche uno stato della mente. Porta a pensare a una grande casa che offre accoglienza, calore, protezione e un pò di felicità». Dove «il centro è la tavola, il vero spazio Barilla perché significa ritrovarsi. Qui si passano i momenti più belli della giornata, che ti mettono in autentica relazione con gli altri».

Le imprese familiari, la pasta in Ucraina

Nel contesto attuale le aziende familiari hanno un ruolo particolare. «In queste imprese l’unità conta — dice l’imprenditore —. Nostro padre, fin da bambini, ci parlava della forza straordinaria che nasce dallo stare uniti e il Mulino Bianco, in fondo, rispecchia la nostra storia. Una sorta di paradigma delle imprese familiari che funzionano: famiglia, lavoro, marchio». E il marchio va rafforzato con continuità. «La qualità dei nostri prodotti richiede tanto studio e continui investimenti — dice Luca Barilla —. L’eccellenza nella selezione degli ingredienti, i contratti di filiera che abbiamo attivato da qualche decennio, le tecnologie più avanzate che abbiamo messo a punto per primi, come l’uso dei satelliti e dei droni per l’agricoltura sostenibile: tutto questo è frutto di tanta applicazione. Chi pensa che i nostri prodotti siano cari non sa che per ogni prodotto del Mulino Bianco, tra progettazione e realizzazione, c’è un lungo lavoro di ricerca e investimenti resi possibili anche dalla marginalità. Elemento fondamentale per sostenere gli aspetti per noi imprescindibili del fare impresa: i continui miglioramenti, l’innovazione, il welfare aziendale». E l’approccio filantropico-sociale. Prosegue infatti la fornitura di Barilla per le missioni di pace internazionali: «Migliaia di tonnellate di prodotti, anche in Ucraina e in Libano».

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26 marzo 2025



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