Ripresa e ricostruzione: quali priorità per Kiev?  


A due mesi dal suo insediamento, Donald Trump ha già influenzato in maniera significativa il corso della guerra in Ucraina. Nelle ultime settimane l’amministrazione americana ha dimostrato di essere intenzionata a porre fine al conflitto il prima possibile, con Kiev che, dopo confronti anche accesi con Washington, ha accettato un accordo per un cessate il fuoco di trenta giorni, a cui ha fatto seguito la proposta di Mosca per un cessate il fuoco “selettivo”, limitato alle sole infrastrutture energetiche.  
 
Nonostante le trattative dirette tra i belligeranti non siano ancora iniziate, l’avviamento di un processo di pace e la (pur flebile) prospettiva di una cessazione delle ostilità rendono centrale un tema a ora piuttosto trascurato – quello della ricostruzione dell’Ucraina

In realtà, il tema si è dimostrato fondamentale sin dall’inizio dell’invasione su larga scala. Infatti, la rapida ricostruzione di infrastrutture energetiche o edili è un imperativo anche in un Paese in guerra come l’Ucraina, bombardato e attaccato pressoché giornalmente. Per accogliere questa esigenza e garantire un processo di ricostruzione il più possibile in linea con i parametri dell’Unione europea in vista del processo ucraino di adesione, l’Ucraina da anni organizza la Conferenza sulla ricostruzione in collaborazione con governi e istituzioni internazionali. Quest’anno la Conferenza sarà a Roma (10-11 luglio), accendendo i riflettori sul crescente coinvolgimento delle imprese italiane nel processo di ricostruzione. Ma quali sono i costi e le sfide davanti? Quali i settori prioritari e le maggiori opportunità di investimento? 

Il costo della guerra 

All’indomani del terzo anniversario dell’inizio dell’invasione russa la Banca mondiale ha pubblicato il Fourth Rapid Damage and Needs Assessment (RDNA4), il rapporto annuale che valuta l’entità dei danni e dei costi necessari alla ricostruzione e alla ripresa dell’Ucraina. Secondo quanto emerso (Figura 1), a fine 2024 i danni diretti alle infrastrutture e agli edifici del Paese sono stimati a 176 miliardi di dollari. A risultare particolarmente colpiti sono il settore abitativo (con danni per $57 miliardi, ovvero il 33% del totale dei danni), quello dei trasporti (circa $36 miliardi, pari al 21%) e quello dell’energia e delle attività estrattive (circa $20 miliardi, pari al 12%). Nella fattispecie, il settore estrattivo si conferma uno dei bersagli prioritari degli attacchi russi, con i danni alle infrastrutture energetiche che sono cresciuti del 93% nel 2024 rispetto al 2023. In termini di perdite totali – che considerano ad esempio l’interruzione dei servizi, l’aumento dei costi operativi e le minori entrate del governo/settore privato – si è invece passati dai $499 miliardi dello scorso anno a $589 miliardi (+18%). 

In linea con questi dati, la Banca mondiale stima che nel periodo 2025-2035 l’implementazione di un piano di ricostruzione e ripresa indirizzato verso un miglioramento strutturale dell’Ucraina (secondo il principio del cosiddetto “Building Back Better”) e all’integrazione europea e nelle catene del valore globali richiederà $524 miliardi. Se il protrarsi del conflitto costituisce un fattore di revisione (al rialzo) dei numeri stilati dalla Banca mondiale, anche eventuali ridefinizioni dei confini potranno influenzare i costi per la ripresa e la ricostruzione.  

Seppur l’intera Ucraina abbia subito attacchi a seguito del 24 febbraio 2022, il 66% dei danni diretti ($116 miliardi) e il 47% dei costi di ripresa/ricostruzione ($248 miliardi) totali sono da ascrivere alle sole regioni caratterizzate dai maggiori scontri – quelle di Kharkiv, Donetsk, Luhansk, Zaporizhzhya e Kherson. Qualora Kiev fosse effettivamente spinta a fare concessioni territoriali, è verosimile che la Russia proverà a rivendicare gli oblast’ di Donetsk, Luhansk, Zaporizhzhya e Kherson, annessi con un referendum illegittimo già nel settembre 2022. Se da un lato il Cremlino potrà fare sfoggio dei territori occupati, dall’altro dovrà farsi carico delle considerevoli spese di ricostruzione di queste regioni, valevoli circa il 36% ($188 miliardi) del totale nazionale ucraino

Figura 1

La necessità di attrarre investimenti 

Indipendentemente dalle future traiettorie del conflitto e dalle condizioni di un eventuale accordo tra le parti, l’urgenza di pianificare la ricostruzione non può essere messa in secondo piano. Identificare i settori che necessitano di maggiori investimenti diventa quindi una priorità strategica, fondamentale per garantire un’allocazione delle risorse che favorisca non solo una rapida ripresa, ma che getti anche le fondamenta sulle quali costruire un’Ucraina più resiliente e moderna. In questo contesto il governo ucraino ha più volte sottolineato l’impossibilità di sostenere autonomamente le spese di ripresa e ricostruzione, esortando gli alleati occidentali a incrementare gli investimenti nel Paese.  

Secondo la Banca mondiale, nel 2025 l’Ucraina punta a realizzare progetti d’investimento per un totale di $17,32 miliardi. Tuttavia, al momento $7,36 miliardi sono stati assicurati, di cui $1,7 miliardi attraverso prestiti e sovvenzioni da parte di partner e istituzioni finanziarie internazionali (IFI). Dati alla mano, il gap finanziario in termini di investimenti per il 2025 ammonta dunque a $9,96 miliardi – una carenza che rischia di rallentare in modo irreversibile i tempi previsti per la ricostruzione e ostacolare il rilancio economico del Paese. Alla luce di questi dati, risulta essenziale sollecitare un coinvolgimento ancora più ampio del settore privato, estendendo l’appello anche oltre i confini dell’Ucraina. Sebbene numerosi privati e aziende straniere si siano già attivati, è altrettanto cruciale individuare i settori in cui concentrare maggiormente le risorse (Tabella 1). Non sorprende che i comparti più colpiti dalla guerra siano anche quelli che necessitano al più presto di maggiori investimenti. Al netto delle spese statali ucraine destinate alla ripresa e alla ricostruzione dei settori analizzati, le principali carenze finanziarie si registrano infatti nel settore energetico e d’estrazione ($3,5 miliardi), nell’edilizia ($3,4 miliardi) e in misura minore nella sfera dell’istruzione e della ricerca scientifica ($760 milioni). 

Tabella 1 – Dati in milioni di dollari 

 SETTORI PRIORITARI  
PER LA RIPRESA  
E LA RICOSTRUZIONE  
PRIORITÀ  
D’INVESTIMENTO  PER IL 2025 
GAP FINANZIARIO  
PER IL 2025 
 ENERGIA  
E INDUSTRIA ESTRATTIVA  
$4.802   $3.510 
 EDILIZIA   $4.025  $3.417 
 ISTRUZIONE  
E RICERCA SCIENTIFICA  
$1.225  $760 
 TRASPORTI   $2.992  $730 
 PROTEZIONE SOCIALE  
E WELFARE  
$2.020  $571 
 SANITÀ   $860  $543 
 OPERAZIONI  
DI BONIFICA ESPLOSIVI  
$236  $205 
 APPROVVIGIONAMENTO IDRICO E SERVIZI  
IGIENICO-SANITARI  
$730  $189 
 EMERGENZA  
E PROTEZIONE CIVILE   
$78  $35 
Fonte: Banca mondiale 

Il contributo italiano 

Le aziende italiane si sono mobilitate sin dall’inizio dell’invasione nel 2022 per fornire il loro supporto finanziario e il loro knowhow ai settori che necessitano di maggiori risorse per ripartire, primo fra tutti quello energetico. Per citarne un esempio, nell’aprile 2023 l’azienda italiana WeBuild e quella ucraina Ukrhydroenergo hanno firmato un memorandum d’intesa per la costruzione di centrali idroelettriche entro il 2026. Un’iniziativa quest’ultima che mira a ricostruire il comparto energetico ucraino tenendo conto dei nuovi sviluppi nel campo della sostenibilità ambientale, avvicinando sempre più il Paese alle normative europee. Relativamente al settore edilizio, l’Associazione nazionale dei costruttori edili (ANCE) ha siglato nel novembre 2022 un memorandum di collaborazione con la Confederation of Builders of Ukraine (CBU), generando la mobilitazione sul territorio ucraino di numerose imprese italiane.  

Inoltre, particolarmente rilevante è stato il contributo italiano nelle attività di conservazione e restauro dei beni culturali danneggiati a causa degli attacchi russi, nel sostegno al sistema sanitario, come testimonia l’assistenza al centro riabilitativo Superhumans Center di Vynnyky (città nell’oblast’ di Leopoli), nonché nel supporto ai settori dei trasporti e dell’agroalimentare. Sebbene per questi settori siano stati firmati memorandum d’intesa senza vincoli specifici, questi ultimi evidenziano comunque l’impegno italiano nella realizzazione di progetti a essi collegati. L’11 giugno 2024 il ministro degli Esteri Antonio Tajani ha firmato un memorandum d’intesa sul patronato per la ricostruzione della città e della regione di Odessa con l’intento di avviare una collaborazione tra Italia e Ucraina per il restauro dei siti storici danneggiati. Per il settore dei trasporti il 26 aprile 2023 la società Mermec, specializzata nell’industria ferroviaria e siderurgica, ha firmato un memorandum d’Intesa con JSC Ukrainian Railways per lo sviluppo di tecnologie e servizi diagnostici a supporto delle infrastrutture ferroviarie ucraine. Ultimo, ma non per importanza, il memorandum d’Intesa e cooperazione tra l’Ukrainian Agri Council Public Union e la Filiera Italiana, Coldiretti, un passo fondamentale per la ricostruzione e la sicurezza alimentare dell’Ucraina.   

Sebbene le opportunità per il settore privato di investire in Ucraina siano molteplici, è fondamentale compiere ulteriori sforzi per massimizzare tale potenziale. Questo è l’obiettivo centrale della Conferenza sulla ricostruzione di Roma, un evento pensato per garantire opportunità B2B (Business-to-Business) e B2G (Business-to-Government), favorendo un dialogo proficuo e nuovi accordi di collaborazione tra l’Ucraina e i suoi partner esteri, governativi e privati. Tema importante della Conferenza è anche quello di minimizzare i rischi d’impresa per gli investimenti in Ucraina, in primis quelli collegati alla situazione di sicurezza ma anche quelli legati al contesto politico e legale, soprattutto alla corruzione. Su questo tema la Banca europea per gli investimenti (BEI) e l’Ufficio statale investigativo dell’Ucraina (SBI) hanno firmato un memorandum d’intesa per migliorare la cooperazione nella lotta contro potenziali frodi e corruzione che coinvolgono investimenti sostenuti dall’UE in Ucraina. Inoltre, per garantire la sicurezza e la stabilità degli investimenti, esistono diversi gruppi assicurativi e finanziari pronti a offrire a piccole e medie imprese gli strumenti adeguati a investire con maggiore fiducia nel territorio ucraino – sia per chi da anni opera nel Paese sia per coloro che vi si affacciano per la prima volta. Accanto allo Ukraine Investment Framework, un programma da 9,3 miliardi di euro messo a disposizione dall’UE nell’ambito del secondo pilastro della Ukraine Facility per attrarre investimenti pubblici e privati, figurano tra i principali attori di questo ecosistema di garanzia e sostegno l’agenzia ICE, dedicata alla promozione all’estero e all’internazionalizzazione delle imprese italiane, il gruppo assicurativo-finanziario SACE e SIMEST, la società del Gruppo Cassa Depositi e Prestiti.  

La Conferenza sulla ricostruzione dell’Ucraina in programma a luglio rappresenterà un’opportunità strategica per molte imprese, sia ucraine che europee. Sarà anche un passo concreto per rafforzare la presenza del settore privato italiano sul mercato ucraino e potenziare il ruolo dell’Italia nel processo di ricostruzione.  



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