SCENARIO IMPRESE/ Dall’energia alla Pa, le zavorre che frenano la crescita di Pil e lavoro


Il nostro PIL vanta ancora il segno più davanti ai numeri, ma la realtà delle aziende italiane è di grande sofferenza, soprattutto per colpa dei costi dell’energia, che rappresentano il 40% delle spese che devono affrontare. Se a questo si aggiunge una pubblica amministrazione che non paga 58,6 miliardi di euro dovuti alle imprese e pesa per 80 miliardi su di loro in termini di burocrazia, si capisce come la nostra economia abbia bisogno di un intervento urgente. Tanto più che le norme restrittive della BCE hanno ridotto la possibilità di finanziamenti da parte delle banche. Proprio l’Europa, d’altra parte, con le sue politiche sulla guerra, l’automotive e la transizione energetica, ha contribuito a mettere in difficoltà il tessuto produttivo. Una speranza, spiega Paolo Zabeo, coordinatore dell’Ufficio studi CGIA Mestre, può venire dal PNRR, che potrebbe fare da volano al rilancio, ma bisogna saper spendere bene i 130 miliardi che ancora rimangono.



I dati del PIL italiano fanno segnare una modesta crescita, ma si segnalano anche molte chiusure di aziende, superiori a quelle che hanno iniziato la loro attività. Dati alla mano, qual è il grado di sofferenza delle imprese italiane e in quali settori soprattutto?

Da un anno circa, l’economia italiana sta vivendo una fase di rallentamento abbastanza preoccupante. Mentre le costruzioni e i servizi-terziario mantengono delle performance più che soddisfacenti, il settore manifatturiero è in forte affanno. L’automotive, il tessile-abbigliamento-calzature e la metalmeccanica sono i settori più in difficoltà. Purtroppo, risentono più degli altri dell’aumento dei costi energetici, della crisi tedesca e della contrazione delle esportazioni.



Uno degli elementi che incidono sulla vita delle aziende è sempre di più il costo dell’energia. Una vostra ricerca ha rilevato che le piccole imprese spendono il 164,7% in più rispetto a quelle più grandi, favorite da una legge che sostiene le società energivore. Quanto pesa il costo dell’energia sulla nostra economia?

Ha un peso notevole, che per una piccola microimpresa incide mediamente tra il 30 e il 40% dei costi totali. La transizione ecologica, la guerra russo-ucraina e le forti tensioni geopolitiche esplose in questi ultimi anni hanno accentuato gli effetti negativi di questa criticità. Purtroppo, per molte piccole imprese è necessario intervenire subito, mitigando i rincari delle bollette che, in alcuni settori – come il vetro, la ceramica, la lavorazione dei metalli –, hanno raggiunto livelli non più sopportabili.



La pubblica amministrazione ha debiti per 58,6 miliardi di euro con le aziende italiane. È possibile ridurre il livello dei mancati pagamenti, parametro per il quale siamo fanalino di coda della UE dei 27? Ci sono soluzioni praticabili? Quanto costa la burocrazia alle imprese italiane?

Per bloccare questo malcostume, che da sempre caratterizza il nostro Paese, è necessario, per legge, consentire la compensazione secca, diretta e universale tra i crediti commerciali certi, liquidi ed esigibili che un’azienda vanta nei confronti della PA e i debiti fiscali-contributivi che la stessa ha nei riguardi dell’Erario e dell’INPS. In Italia l’inefficienza burocratica della nostra PA costa alle PMI almeno 80 miliardi di euro all’anno, praticamente quasi 4 punti di PIL. Un costo aggiuntivo spaventoso che, ovviamente, penalizza più le piccole che le grandi imprese, in particolar modo quelle ubicate nel Mezzogiorno.

Una ricerca di CGIA dimostra che negli ultimi 12 anni le imprese hanno visto diminuire da 995 miliardi di euro a 666 i prestiti bancari, mentre ci sono 300 miliardi di risparmi in più. Quanto manca alle aziende la leva finanziaria? Cosa impedisce agli istituti di credito di concedere i finanziamenti?

Dopo la crisi del debito sovrano registrata nel 2012-2013, la Banca Centrale Europea ha obbligato gli istituti di credito ad adottare una serie di misure restrittive nella concessione del credito, che hanno ridotto drasticamente i prestiti alle imprese. Tra queste ultime, le più efficienti sono riuscite a difendersi aumentando i risparmi e ricorrendo a questi ultimi nei momenti di difficoltà. Quelle finanziariamente più fragili, invece, o sono scivolate nell’area grigia dell’insolvenza o, peggio ancora, sono ricorse a forme di credito illegale, finendo così tra le braccia degli usurai. Una categoria, quest’ultima, sempre più caratterizzata dalla presenza delle organizzazioni criminali di stampo mafioso.

Le politiche europee sull’automotive hanno messo in difficoltà il settore, la minaccia dei dazi USA incombe anche sull’economia UE. La fragilità della situazione internazionale si riflette anche sulle piccole e medie aziende italiane?

Sì, il quadro generale è molto preoccupante. Non solo per il conflitto in corso nel Nordest dell’Europa e nell’area mediorientale, ma anche per i grandi cambiamenti epocali in atto, come quello ecologico, digitale e demografico, che stanno rivoluzionando anche il sistema economico.

Nella sostanza, quali sono le priorità per le imprese per cercare di uscire dalla crisi? Su quali elementi in particolare chiedono sostegno e quali rischi corre il sistema in questo momento?

Nei momenti di difficoltà, le imprese hanno bisogno di uno Stato leggero ed efficiente, di meno tasse e di un sistema-Paese in grado di investire di più nelle infrastrutture materiali e immateriali. Noi disponiamo di una grossa opportunità, ovvero il PNRR. Purtroppo, non lo stiamo usando come dovremmo. A differenza della Spagna, ad esempio, i progetti messi a terra fino a oggi hanno prodotto un effetto moltiplicatore molto contenuto. Dobbiamo ancora utilizzare almeno 130 miliardi. Il futuro del nostro Paese passa anche attraverso un impiego “intelligente” di queste risorse, soprattutto se saremo in grado di invertire il declino demografico, investendo nella formazione professionale e nella ricerca, aumentando considerevolmente il livello di istruzione dei nostri giovani, che purtroppo rimane ancora tra i più bassi dell’UE.

(Paolo Rossetti)

 

— — — —

Abbiamo bisogno del tuo contributo per continuare a fornirti una informazione di qualità e indipendente.

SOSTIENICI. DONA ORA CLICCANDO QUI



Source link

***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****

Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link

Source link